“Scopo dell’esistenza umana è accendere una luce nell’oscurità”.
Carl Gustav Jung
La storia della Scarpato Pirotecnica ha radici secolari. Sul finire del Settecento, nei favolosi giardini della Reggia di Caserta, disegnati dall’architetto Vanvitelli, la Corte Reale del tempo faceva allestire, meravigliosi ed elaborati spettacoli pirotecnici composti da “ruote di fuoco scintillante”, “vulcani luminosi”, “getti di stelle d’oro”. Nel gruppo di quegli artigiani del fuoco, che oggi la modernità definisce “pirotecnici”, un antenato della famiglia aveva iniziato quell’arte magica, l’arte dei fuochi d’artificio. Nei secoli successivi, iniziò l’epoca d’oro degli spettacoli pirotecnici. Non c’era avvenimento importante, vittoria militare, o anche semplice festa popolare che facesse a meno dei fuochi artificiali. Il popolo partenopeo, famoso per la sua esuberanza e per la voglia di gioia e di allegria, festeggiava il proprio santo con botti e zampilli di luci colorate, con ruote di fuoco e razzi luminosi.
Stabilitasi a Napoli, la famiglia Scarpato continua la tradizione con arte e maestria ma soprattutto con infinito senso di sicurezza e rispetto di quelle composizioni chimiche che diventavano sempre più belle e variopinte, inventando una propria cultura pirotecnica, uno stile di preparazione e di allestimento dei fuochi artificiali testimoniati da numerosi premi conseguiti nelle “gare pirotecniche” che venivano organizzate dai comitati dei paesi in festa. Negli anni Trenta, Antonio Scarpato Senior venne chiamato, come specialista e maestro pirotecnico in Germania, dove si trasferì con i suoi figli per fabbricare i meravigliosi fuochi che dovevano allietare il popolo di quella terra. Ritornati nella natìa Napoli, i figli continuarono questa nobile arte trasferendosi successivamente nel centro Italia e a Rimini, città in cui ha sede la Scarpato Pirotecnica e dove Antonio Scarpato, continua la tradizione di famiglia con successo, qualità, arte, innovazione, professionalità e sicurezza nel rispetto delle norme.
(Antonio Scarpato Senior, Berlino 1925)